Suor Anna Maria Zanotti (Clarissa Francescana dell’Abbadia di
Bologna)
Suor
Anna Zanotti al secolo Maria Zanotti nacque nel 1749, la sua nascita non è
avvenuta in quel di Montombraro e questo lo testimonia anche il registro dei
nati della parrocchia.
Figlia
di Giovan Antonio Zanotti e di Orsola Bedini (il cui padre era Pietro Bedini un
notabile del paese), era cugina del Parroco Don Bortolotti per parte di madre.
Suor
Anna ebbe due sorelle ma lei sola si dedicò alla vita ecclesiastica.
Entrò
in Convento a Bologna nel Monastero dei SS.
Naborre e Felice
denominato
Abbadia per farsi monaca di
clausura. Il suo ingresso avvenne nel
1775 quando aveva circa 26 anni, l’anno dopo vestì l’abito religioso a
giugno, in occasione della festa del
Corpus Domini e iniziò l’attività ecclesiastica l’8 giugno del 1777. Svolse la sua missione per circa ventidue
anni poi i tempi iniziarono ad incupirsi.
Con
l’invasione francese di cultura avversa nei riguardi degli ordini religiosi,
venne intrapresa una campagna di espulsione e di soppressione di tantissime
congregazioni ed anche per i monasteri la situazione si aggravò notevolmente a
causa delle imponenti tasse fiscali. Nel
1797 vennero interdette le vestizioni e fu assegnata una pensione a chi si
secolarizzava.
Molti
religiosi finirono in miseria e depauperati dei loro diritti, ad altri fu assegnata una pensione. Nel ’98 la Repubblica Cisalpina ordinò che i
novizi e novizie tornassero in famiglia e quanti avessero pronunciato i voti
solenni deponessero l’abito.
Anche
la famosa e antichissima Abbadia cui
faceva parte Sr. Anna Zanotti fu costretta a chiudere poiché soppressa dal
nuovo regime. Le monache ripararono presso altre congregazioni o in chiese o
presso familiari. Il provvedimento di
espulsione entrò in vigore il 31 gennaio
del 1799.
All’indomani
, il cardinale Giovannetti di Bologna le
scriveva “ ..usando io delle speciali
attribuitemi facoltà nel presente caso di urgenza dispensandovi primamente
dall’obbligo della clausura vi permetto di lasciare l’Abito abbracciato
anzitutto vestendo con abito da secolare ma modesto, degno di chi ha già
rinunziato ad ogni pompa del secolo, e ad ogni vanità, e di chi ha già
consacrato anima e corpo a Dio e potrete in tale abito presentarvi a ricevere i
Sacramenti, entrare e stare nella chiesa, e negli altri luoghi allo stato
vostro convenienti”.
Essendo
obbligata al voto dell’obbedienza e alla povertà , ella per qualsiasi richiesta
particolare era soggetta all’approvazione del Cardinale, secondo la regola di
questa lettera le viene poi ricordato l’osservanza alla castità, povertà e
morigeratezza. Le viene concesso l’uso modesto del vestirsi, l’uso di un
frugale vitto, di vivere in riservatezza, silenzio ed umiltà nello spirito
della sua vocazione.
Fa
quasi tenerezza leggere in una sua memoria di quanto poco potesse disporre
questa donna “un clavicembalo, un rifrescatorio di rame, quattro piccole pitturine
rappresentanti il S.Cuore, la B.Vergine, S.Nicola da Tolentino e la Profesione.
Un letto con coperte da inverno e da estate. Biancheria necessaria, tela di
lino a braccia 39. Bozzolo filato e da filare. Vestiario necessario, libri da
coro e libri di divozione. Musiche in quantità. Anelline da orecchie d’oro,
crocefisso legato in anello d’oro. La pensione lire 47 il mese. Zuccaro e
cioccolata“.
E
ancor più ammirazione il leggere quanto ella mise a disposizione delle sue cose
personali chiedendo in cambio ben poche cose:
“
intendo spropriarmi nelle mani del Rev.do
Sig.D.Girolamo Bortolotti di tutto quanto si ritrova in questo foglio scritto
(foglio manoscritto che contiene un
elenco di altri pochi oggetti ubicati anche nella casa di Bologna presso il
Dott. Felice Antonio Sabattini, cognato)
“…e di qualunque altra cosa non
scritta che si ritrova appresso di me, così pure di qualsiasi denaro e cosa di
qualsivoglia sorte sino ad un ago chiedendogliene in carità l’uso secondo il
costume della mia Religione e la licenza di poter tenere apresso di me uno
scudo di Bologna; di poter fare qualche limosina in denaro o robba di spesa
come sarebbe camicie, calcetta, grembiali ecc..di poter corrispondere con
qualche ricognizione per gratitudine o per giustizzia a chi mi fa del bene o se
lo merita per qualche servizio fatto o altro. Di poter imprestare denari,
libri, robba ecc..e di potere prendere inprestito, di potere vendere e comprare
quelle cose che possono abbisognarmi a mio uso. Di potermi far fare lavori in caso di bisogno.
Di poter ricevere a titolo di
ricognizione o altro ciò che mi venisse dato. Di poter farmi celebrare delle
messe (inteso come far celebrare messe in suo nome), di poter bruciare oglio o
cera a qualche Santo. Di poter scrivere e ricevere lettere dalli Parenti , e
amici, di poter prendere caffè o cioccolata in tempo di bisogno.
Chiedo in carità dopo la mia morte
d’essere vestita con l’abito della mia religione “.
Suor
Anna si trovò dunque dinanzi ad una scelta obbligata. Quella dello scioglimento
del voto e della svestizione dell’abito nonché totalmente emarginata da una
realtà in cui aveva convissuto ed operato fino ai suoi 50 anni di età.
Fu
così che venne accolta nel paese d’origine dei genitori. La madre Orsola,
all’epoca già defunta, le aveva lasciato un legato, per testamento, di 20
quattrini da corrisponderle annualmente.
Entrò
a Montombraro nella primavera del 1799 il giorno 20 aprile e andò a vivere in
ritiro presso la canonica parrocchiale accolta dal cugino parroco, Don Girolamo
Bortolotti, con cui era rimasta regolarmente in cordiale contatto epistolare. Lo scelse anche per confessore tale era la
stima e la fiducia nei suoi confronti.
Al
suo ingresso portò in dono le reliquie del corpo di S.Giuliana martire che il
Cardinale Gioanetti le aveva espressamente concesso per la chiesa di
Montombraro. Le reliquie vennero collocate sotto l’altare maggiore a pubblica
venerazione.
In
una lettera il cugino parroco le scriveva espressamente “le
bisogna ergere un monumento che attesti le beneficenze fatte a questa nostra
chiesa. Io per lo meno lo farò in questi libri della chiesa stessa. Chi si
fermasse a lodare si troverebbe materia da farlo fino nelle piccole che
custodiscono queste cose belle”.
Fu
una delle più eccellenti coriste e suonatrici d’organo , ebbe somma cura della
parrocchiale che adornò di molti dipinti, essendo ancora monaca e affinchè
taluni beni comuni non venissero completamente dispersi a fronte della
repressione francese. In quel periodo si comprava ad un terzo del valore
effettivo a causa della svendita di questi beni resi inattivi
e in molti casi addirittura confiscati.
Suor
Anna tentò di salvare dalla distruzione e dallo smarrimento molti oggetti e
suppellettili religiose portandole a Montombraro.
La
cosa più bella fu certamente il pregiato organo che oggi fa parte della
dotazione della Chiesa S.Salvatore. E’ considerato fra i più illustri
d’Italia. Fu acquistato per sua
intermediazione a 420 monete di bologna presso le monache benedettine di
S.Vitale e Agricola di Bologna.
Si
dovette provvedere al trasporto, in verità assai difficoltoso per il periodo
dell’epoca e per la distanza.
A
tal proposito, “le premure del Sig. Vincenzo Mazzetti ha fatto sì che tutto sia stato
impronto alla venuta del carro che quest’oggi spero che partirà a codesta volta
il convoglio, scortato sia dal bravo Sig.Mazzetti che dal di lei egregio
Odorici.“
Giunse
a Montombraro trasportato su questo carroccio il 20 agosto 1803.
Don
Bortolotti descrive l’evento in un suo manoscritto “si è
provveduta la Parrocchiale di un organo capace e proporzionato alla
medesima, autore il celebre Colonna,
di undici registri a cui si è fatta dal Professore Mazzetti di Bologna
l’aggiunta di un registro di risuono che forma la 32 voce, e la cornetta che
sono in numero registri 13. Si è provvisoriamente collocato nella cappella di
S.Antonio da Padova non potendosi nella cantoreria ora esistente troppo
stretta. Era nella chiesa interna delle Monache di S.Vitale ed Agricola di
Bologna fin qui trasportato li 20 agosto 1803 sopra un barozzo ed un carro
fatto salire fino alla sommità del monte e nel piazzale della chiesa dove erano
mai stati carri a memoria d’uomini”.
Suor
Anna, come tante altre figure di ecclesiastici espulsi dai loro ordini diede
impulso e nuovo fervore al popolo, allora assai devoto. Con la dispersione degli ordini monastici si
ebbe per riscontro una maggior diffusione di nuove devozioni nei luoghi ove
essi si stabilirono.
A
Montombraro ella diffuse la devozione
del SS.cuore di Maria. La ex monaca aveva aveva esposto al culto una stampa
della Beata Vergine con il cuore in mano avendo ottenuto dal Vescovo
un’indulgenza per chi si recava
a
pregare dinanzi all’immagine, cosa che si era propagata fra il popolo ancor
prima prima che intervenisse l’abolizione governativa dell’ordine.
Il
parroco non si perse d’animo, nella mano della Vergine sostituì al cuore sacro
un globetto con la scritta “ego
diligentes me diligo” trasformando l’immagine del Sacro Cuore di Maria in
quella della “madre del santo amore”.
Don
Bortolotti, descrive nel dettaglio questa immagine:
“…un quadretto in miniatura col sacro cuore in
mano ornato di vistosa cornice dorata con cristallo, il popolo prima di
lasciare la chiesa ha preso il costume di praticare questo spirituale tesoro”
Portò
anche altri doni fra cui taluni quadri rappresentanti il sacro Cuore di Gesù,
S.Nicola di Tolentino di cui era devotissima.
Visse
otto anni qui a Montombraro, secondo le regole della sua missione. Una vita
umile e genersoa dedita alla devozione e alla povertà.
Morì
all’età di 58 anni dopo aver sofferto pazientemente la malattia per 4 mesi e
mezzo.
Era
il 30 giugno del 1807.
Fu
sepolta dopo solenni esequie nella
chiesa parrocchiale in un’area a parte dirimpetto all’altare del
S.Angelo custode e S.Nicola da Tolentino con beneplacito municipale n.30.
Sul
registro dei morti conservato in archivio parrocchiale, viene citata con due
lodevoli citazioni scritte dal cugino D.Girolamo, così come le aveva promesso e
dall’allora cappellano Don Domenico Maria Odorici.
Di
seguito come descritto, dal libro dei morti:
epitaffio per Suor Anna Zanotti
(da libro dei morti – Archivio Parrochiale M.Ombraro)
epitaffio per Suor
Anna Zanotti
(da libro dei morti – Archivio Parrochiale M.Ombraro)
appunti dal mio libro "il tempio romano di montombraro"
Dossier XVIII, Lettere sparse – Archivio parrocchiale
Montombraro
A causa della soppressione degli ordini religiosi nel
1796 le monache benedettine lasciarono il loro convento che fu venduto in parte all’ing. Giovanni Battista Martinetti e
divenne un ricco palazzo.
Lettera di un
certo Romano Grelandi (o Orlandi) a Sr.Anna - datata 9 agosto 1803 - Bologna ( in
dossier XVIII, Lettere sparse – Archivio
parrocchiale Montombraro.
Dossier XX –
Archivio parrocchiale Montombraro
Don Bortolotti
non cita il Traeri come comunemente si legge in tante notizie storiche su
questo organo, ma lo attribuisce al Colonna. Anche il parroco Don Vandelli in
un suo memoriale (Inventario Beni
parrocchiali dal 1870-1896-Arch.M.Ombraro) riferisce “l’organo è del Colonna e tiene
un registro del Traeri”.
G. Orlandi ,Parte II- La rivoluzione, l’anno tedesco e
il periodo francese http://www.santalfonsoedintorni.it/Spicilegium/41/SH-41-1993(I)089-116.pdf.
da Cicolare
Ministro del culto ai Vescovi del regno, 19.sett.1806 – ACAMo, Affari economici
e politici, n. 143.Il
Dossier XX –
Archivio parrocchiale Montombraro
Libro dei Morti dal 1805 al 1852 – Archivio
parrocchiale Montombraro