14 lug 2017

1936 - guerra in Abissinia


estratto dal libro-diario "Gli anni rubati" di Gorrieri Enzo
realizzato a cura di Tiziana Gorrieri


22 anni, ed essere in guerra. Carne da macello.
Testimonianza cruda quella di mio padre, rappresentante una realtà di anni cupi e insicuri per la vita stessa.
Ho voluto inserire il giorno del suo compleanno, il 28 febbraio, da questa pagina di diario del lontano 1936. Anno in cui, lui e tanti ragazzi della sua età, si trovavano sul fronte Abissino, mobilitati per una guerra coloniale insensata, destinata solo ad incensare la gloria del potere del fatidico "posto al sole" del regime fascista italiano.
Avere 22 anni e non poterli vivere nell'allegria spensierata di quell'età.
Mio padre apparteneva al Corpo del Genio, idrici.
Erano al seguito delle truppe italiane col compito di fornire acqua e creare pozzi in un territorio nemico.
Ricordo che mi disse che molti dei loro pozzi creati in Africa, rimasero poi attivi dato che l'acqua africana di superficie era di un sapore sgradevole, sapeva di ferro.



8 lug 2017

Il Maestro Andrea Ferri - direttore della banda musicale di Modena


Il Maestro Andrea Ferri nato a Fiorano Modenese il 10/11/1857, uomo modestissimo quanto apprezzato musicista, subentrò alla direzione della banda musicale di Modena al Maestro Ubaldo Reggiani, direttore del Liceo musicale O.Vecchi al quale competeva anche la dirigenza della banda.
         
Il Maestro Ferri dedicò umilmente tutta la sua vita alla banda che diresse ed istruì per un tempo lunghissimo, quasi incredibile di 57 anni consecutivi, sino a raggiungere sul podio la venerabile età di 93 anni, ancora gagliardo, mantenendo con energia e lucidità di mente le sue esecuzioni.

Egli per un lungo periodo andò ad istruire la banda musicale di Castelvetro facendo completamente la strada di andata e ritorno a piedi, entrando a Modena anche in tardissima notte. La sua passione era talmente motivata da superare ogni ostacolo.

Faceva parte, quale trombista, dell’orchestra del Teatro Comunale di Modena e si mise in luce con molto coraggio, come il grande Toscanini, allorché in una serata di carnevale del 1902, al Teatro Comunale di Modena era in programma nella stagione lirica una recita del “Guglielmo Tell”, ma  per improvviso lutto familiare venne a mancare il Direttore d’orchestra designato e non essendovi nemmeno il M.o. sostituto, la 1° tromba, Martinelli, interpellato dalla direzione del teatro se vi era qualcuno dell’orchestra in grado di sostituire il Direttore, questi propose che l’unico era il trombista Andrea Ferri. Dopo parecchie insistenze del teatro e degli stessi colleghi d’orchestra, Ferri salì sul podio portando a termine uno spettacolo d’assieme eccezionale, a seguito del quale, l’improvvisato Direttore d’orchestra venne portato in trionfo.

Egli scomparve a 95 anni il giorno 17 Gennaio 1950.   




(articolo dagli  appunti di mio padre, Cav. Enzo Gorrieri)


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Gorrieri Enzo
mio padre, appassionato estimatore fin da giovanissimo della buona musica, ebbe il prestigioso incarico di rivestire il ruolo di Presidente della Banda Musicale di Modena "A.FERRI" per 4 anni, e di vice-presidente dal 1970.
Venne insignito dall'allora Capo dello Stato, On. Sandro Pertini, dell’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica, di cui non si fece mai vanto data la sua innata modestia, per i suoi meriti e competenze in ambito artistico.

Cultore della bella musica, nel corso della sua vita, continuò attivamente a collaborare con diversi gruppi musicali e canori in modo disinteressato. Fondò insieme all’amico Silvano Frigieri l’orchestra “I Filarmonici di Modena” composta da 40 componenti fra archi, fiati, e percussioni con repertorio di musica classica-barocco dei più noti autori, svolgendo parecchi concerti ovunque; sale, teatri, parrocchie e persino a “Casa Verdi” a Milano con la corale “Gazzotti” e solisti, alla presenza del Direttore Sovrintendente al Teatro “Alla Scala” di Milano, Prof. Baldini.Nel 1970, come anzidetto, fu nominato dapprima Vice-Presidente del Consiglio direttivo della Banda “Ferri” di Modena, poi Presidente con atto notarile nel 1986, ruolo di rilievo che rivestì fino al 1990 concorrendo a valorizzare e rinnovare partiture e parti strumentali desuete. Organizzò molteplici concerti in località montane e marine dove questa banda non si era mai esibita, riscuotendo successo di pubblico e sentita partecipazione.
Negli ultimi anni, per la sua vicinanza affettiva alla banda di Samone di Guiglia , scrisse insieme alla sottoscritta, anche un libro memoriale su questo complesso musicale, pubblicando nel 2004 la monografia “storia del corpo bandistico di Samone”.

La sua competenza in tanti anni di attività e passione fu davvero grande. Il suo animo sensibile si commuoveva ancora nonostante i suoi 93 anni nell’ascoltare una romanza d’opera o un semplice brano di buona melodia.



7 lug 2017

Origine del beneficio di S.Maria de Fontaneti - lettera al Vescovo 1789


Origine del beneficio di S.Maria de Fontaneti – lettera al Vescovo-1789


lettera di Don Girolamo Bortolotti al Vescovo- 1789
(da fascicolo documenti Montombraro- Arch.parr.le M.Ombraro)


Traduzione :
All’occasione della Congregazione mi richiese ella del Beneficio eretto a
questo altare detto della Madonna delle Grazie nella vecchia parrochiale
di M. Ombraro.  Appena io ne avevo qualche confusa notizia.
In oggi ne sono meglio informato, e però affinchè possa far
grazia di aggiungere questo pure nella serie degli altari
descritti nello stato[1], che io già diedi della mia Parrocchia, sono a dirle
in conformità dal rilevato da alcuni parrocchiani vecchi
il suddetto beneficio all’altare come sopradetto viene denominato S.Maria de Fontaneti.
Fondato da una famiglia, che abitava in M. Ombraro di cui non
v’è superstite alcuno, ne pure la casa stessa. Dicesi di libera
collazione[2] dell’Ordinario. Sta per questa dote un luogo in M.Corone con
casa e beni con buona e prospera qualità cioè viti, castagneti e campi
denominato Vedeta del valore in fondo di Z.(zecchini) 3426, che benchè affittati
per soli Z.135 potrebbero anche rendere Z.260 di annuo frutto, senza
alcun onere. Si presume che possa avere altri beni, ma non
saprei come investigarlo e dove.
Il rettore del suddetto Beneficio certo Sig.  
Don Domenico Morandi di Monzone[3], il quale sento abbia con particolari
persone di M.Corone suddetto, intavolata permuta per trasferire què beni
in Monzone la sopra non so quale fondo, tanto che l’altare ora sappia mai
più, come ne esso ne il Papa ne alcuno ne è mai arrivato a sapere
nemeno che sia al mondo questo Beneficiato.  Ad ovviare pertanto
a qualunque detrimento del Beneficio, ne venivo a sua rev.stima
ogni compiego, e a lei raccomando la lettera. Con questa occasio-
ne le rassegno la mia rispettosa servitù e sono con la stima
…illegg…

M.Ombraro  27 giugno 1789


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Note :

Con questa lettera del 1789, l’allora parroco di Montombraro, Don Girolamo Bortolotti  scriveva al Vescovo di Modena per informarlo sulle origini dell’antichissimo beneficio acceso all’altare della Vergine dei Fontaneti, presso la vecchia parrocchiale S.Salvatore (attuale chiesa vecchia di M.Ombraro).
Il beneficio dedicato a questa Madonna, era antichissimo, la sua fondazione è fatta risalire al 1509[4].
Il tono della lettera appare polemico, sulla figura del rettore, Don Domenico Morandi, sacerdote di Monzone. Il sentore di Don Bortolotti, attraverso le parole scritte in lettera, poneva vivacemente in dubbio la provenienza della sua nomina a beneficiato.  Evidentemente il parroco non aveva punti di riferimento precisi per dar credito legittimo a quella investitura.

I fondatori di questo Beneficio, dedicato alla Vergine di Fontaneto, prende appunto il nome dalla Famiglia Fontaneti di Monteombraro. [5] Da un controllo sugli indici antichi dei cognomi di M.Ombraro, il cognome Fontaneti o Fontaneto non compare, anche se in un elenco dei parroci, risulta Don Stefano Fontaneti che fu rettore dal 1555 al 1572.



podere VEDETA oggi 
sullo sfondo castagneti ancora del 1500
(foto personale - luglio 2017)
podere VEDETA oggi 
casa torre risalente al 1500
(foto personale - luglio 2017)
 
























per affrondimento sui benefici acclesiastici vedi:




[1]  Si riferisce allo “stato materiale dei beni “della parrocchia.  I parroci avevano l’obbligo di fare ciclicamente l’inventario dei beni mobili e immobili della propria parrocchia, stilando una relazione dettagliata dei medesimi e di inviarne una copia alla curia Arcivescovile.
[2] i Benefici di libera collazione sono quelli conferiti dall’Ordinario o da altro legittimo Collatore, a suo abitrio, per espressa volontà dei Fondatori e rinuncia ad ogni diritto ad essi spettante.
Rif.bibliografico-  Cap.XXXV – (benefizi di libera collazione) da:
[3] Sacerdote originario di Monzone.
[4] data di fondazione ricavata dall’ “indice ordinazioni sacerdotali, fondo Casolari” – scheda Dall’Ara Gio.Battista – ACAM/ORD.T.a 1633 verbali-  Archivio Arcidiocesi di Modena
[5] su Don Stefano Fontaneti : T.Gorrieri ”Il tempio romano di Montombraro”-pag. 102 – Il Fiorino Mo-2017 

1 lug 2017

Suor Anna Maria Zanotti

Suor Anna Maria Zanotti  (Clarissa Francescana dell’Abbadia di Bologna) [1]


Suor Anna Zanotti al secolo Maria Zanotti nacque nel 1749, la sua nascita non è avvenuta in quel di Montombraro e questo lo testimonia anche il registro dei nati della parrocchia.
Figlia di Giovan Antonio Zanotti e di Orsola Bedini (il cui padre era Pietro Bedini un notabile del paese), era cugina del Parroco Don Bortolotti per parte di madre.

Suor Anna ebbe due sorelle ma lei sola si dedicò alla vita ecclesiastica. 
Entrò in Convento a Bologna nel Monastero dei SS. Naborre e Felice
denominato Abbadia per farsi monaca di clausura.  Il suo ingresso avvenne nel 1775 quando aveva circa 26 anni, l’anno dopo vestì l’abito religioso a giugno,  in occasione della festa del Corpus Domini e iniziò l’attività ecclesiastica  l’8 giugno del 1777.  Svolse la sua missione per circa ventidue anni poi i tempi iniziarono ad incupirsi.
Con l’invasione francese di cultura avversa nei riguardi degli ordini religiosi, venne intrapresa una campagna di espulsione e di soppressione di tantissime congregazioni ed anche per i monasteri la situazione si aggravò notevolmente a causa delle imponenti tasse fiscali.  Nel 1797 vennero interdette le vestizioni e fu assegnata una pensione a chi si secolarizzava.
Molti religiosi finirono in miseria e depauperati dei loro diritti,  ad altri fu assegnata una pensione.  Nel ’98 la Repubblica Cisalpina ordinò che i novizi e novizie tornassero in famiglia e quanti avessero pronunciato i voti solenni deponessero l’abito. 
Anche la famosa  e antichissima Abbadia cui faceva parte Sr. Anna Zanotti fu costretta a chiudere poiché soppressa dal nuovo regime. Le monache ripararono presso altre congregazioni o in chiese o presso familiari.  Il provvedimento di espulsione entrò in vigore il  31 gennaio del 1799.

All’indomani ,  il cardinale Giovannetti di Bologna le scriveva “ ..usando io delle speciali attribuitemi facoltà nel presente caso di urgenza dispensandovi primamente dall’obbligo della clausura vi permetto di lasciare l’Abito abbracciato anzitutto vestendo con abito da secolare ma modesto, degno di chi ha già rinunziato ad ogni pompa del secolo, e ad ogni vanità, e di chi ha già consacrato anima e corpo a Dio e potrete in tale abito presentarvi a ricevere i Sacramenti, entrare e stare nella chiesa, e negli altri luoghi allo stato vostro convenienti”.

Essendo obbligata al voto dell’obbedienza e alla povertà , ella per qualsiasi richiesta particolare era soggetta all’approvazione del Cardinale, secondo la regola di questa lettera le viene poi ricordato l’osservanza alla castità, povertà e morigeratezza. Le viene concesso l’uso modesto del vestirsi, l’uso di un frugale vitto, di vivere in riservatezza, silenzio ed umiltà nello spirito della sua vocazione.  
Fa quasi tenerezza leggere in una sua memoria di quanto poco potesse disporre questa donna  “un clavicembalo, un rifrescatorio di rame, quattro piccole pitturine rappresentanti il S.Cuore, la B.Vergine, S.Nicola da Tolentino e la Profesione. Un letto con coperte da inverno e da estate. Biancheria necessaria, tela di lino a braccia 39. Bozzolo filato e da filare. Vestiario necessario, libri da coro e libri di divozione. Musiche in quantità. Anelline da orecchie d’oro, crocefisso legato in anello d’oro. La pensione lire 47 il mese. Zuccaro e cioccolata“.  

E ancor più ammirazione il leggere quanto ella mise a disposizione delle sue cose personali chiedendo in cambio ben poche cose:
intendo spropriarmi nelle mani del Rev.do Sig.D.Girolamo Bortolotti di tutto quanto si ritrova in questo foglio scritto (foglio manoscritto  che contiene un elenco di altri pochi oggetti ubicati anche nella casa di Bologna presso il Dott. Felice Antonio Sabattini, cognato)  “…e di qualunque altra cosa non scritta che si ritrova appresso di me, così pure di qualsiasi denaro e cosa di qualsivoglia sorte sino ad un ago chiedendogliene in carità l’uso secondo il costume della mia Religione e la licenza di poter tenere apresso di me uno scudo di Bologna; di poter fare qualche limosina in denaro o robba di spesa come sarebbe camicie, calcetta, grembiali ecc..di poter corrispondere con qualche ricognizione per gratitudine o per giustizzia a chi mi fa del bene o se lo merita per qualche servizio fatto o altro. Di poter imprestare denari, libri, robba ecc..e di potere prendere inprestito, di potere vendere e comprare quelle cose che possono abbisognarmi a mio uso. Di potermi far fare lavori  in caso di bisogno.
Di poter ricevere a titolo di ricognizione o altro ciò che mi venisse dato. Di poter farmi celebrare delle messe (inteso come far celebrare messe in suo nome), di poter bruciare oglio o cera a qualche Santo. Di poter scrivere e ricevere lettere dalli Parenti , e amici, di poter prendere caffè o cioccolata in tempo di bisogno.
Chiedo in carità dopo la mia morte d’essere vestita con l’abito della mia religione “.   

Suor Anna si trovò dunque dinanzi ad una scelta obbligata. Quella dello scioglimento del voto e della svestizione dell’abito nonché totalmente emarginata da una realtà in cui aveva convissuto ed operato fino ai suoi 50 anni di età.

Fu così che venne accolta nel paese d’origine dei genitori. La madre Orsola, all’epoca già defunta, le aveva lasciato un legato, per testamento, di 20 quattrini da corrisponderle annualmente. 
Entrò a Montombraro nella primavera del 1799 il giorno 20 aprile e andò a vivere in ritiro presso la canonica parrocchiale accolta dal cugino parroco, Don Girolamo Bortolotti, con cui era rimasta regolarmente in cordiale contatto epistolare.  Lo scelse anche per confessore tale era la stima e la fiducia nei suoi confronti.
Al suo ingresso portò in dono le reliquie del corpo di S.Giuliana martire che il Cardinale Gioanetti le aveva espressamente concesso per la chiesa di Montombraro. Le reliquie vennero collocate sotto l’altare maggiore a pubblica venerazione.
In una lettera il cugino parroco le scriveva espressamente  “le bisogna ergere un monumento che attesti le beneficenze fatte a questa nostra chiesa. Io per lo meno lo farò in questi libri della chiesa stessa. Chi si fermasse a lodare si troverebbe materia da farlo fino nelle piccole che custodiscono queste cose belle”. 

Fu una delle più eccellenti coriste e suonatrici d’organo , ebbe somma cura della parrocchiale che adornò di molti dipinti, essendo ancora monaca e affinchè taluni beni comuni non venissero completamente dispersi a fronte della repressione francese. In quel periodo si comprava ad un terzo del valore effettivo a causa della svendita di questi beni resi  inattivi  e in molti casi addirittura confiscati.
Suor Anna tentò di salvare dalla distruzione e dallo smarrimento molti oggetti e suppellettili religiose portandole a Montombraro.
La cosa più bella fu certamente il pregiato organo che oggi fa parte della dotazione della Chiesa S.Salvatore. E’ considerato fra i più illustri d’Italia.  Fu acquistato per sua intermediazione a 420 monete di bologna presso le monache benedettine di S.Vitale e  Agricola di Bologna. [2]

Si dovette provvedere al trasporto, in verità assai difficoltoso per il periodo dell’epoca e per la distanza.
A tal proposito,  “le premure del Sig. Vincenzo Mazzetti ha fatto sì che tutto sia stato impronto alla venuta del carro che quest’oggi spero che partirà a codesta volta il convoglio, scortato sia dal bravo Sig.Mazzetti che dal di lei egregio Odorici.“ [3]
Giunse a Montombraro trasportato su questo carroccio il 20 agosto 1803. 

Don Bortolotti descrive l’evento in un suo manoscritto[4]  “si è provveduta la Parrocchiale di un organo capace e proporzionato alla medesima,  autore il celebre Colonna,[5] di undici registri a cui si è fatta dal Professore Mazzetti di Bologna l’aggiunta di un registro di risuono che forma la 32 voce, e la cornetta che sono in numero registri 13. Si è provvisoriamente collocato nella cappella di S.Antonio da Padova non potendosi nella cantoreria ora esistente troppo stretta. Era nella chiesa interna delle Monache di S.Vitale ed Agricola di Bologna fin qui trasportato li 20 agosto 1803 sopra un barozzo ed un carro fatto salire fino alla sommità del monte e nel piazzale della chiesa dove erano mai stati carri a memoria d’uomini”.

Suor Anna, come tante altre figure di ecclesiastici espulsi dai loro ordini diede impulso e nuovo fervore al popolo, allora assai devoto.  Con la dispersione degli ordini monastici si ebbe per riscontro una maggior diffusione di nuove devozioni nei luoghi ove essi si stabilirono. 

A Montombraro ella  diffuse la devozione del SS.cuore di Maria. La ex monaca aveva aveva esposto al culto una stampa della Beata Vergine con il cuore in mano avendo ottenuto dal Vescovo un’indulgenza per chi si recava

a pregare dinanzi all’immagine, cosa che si era propagata fra il popolo ancor prima prima che intervenisse l’abolizione governativa dell’ordine. [6]
Il parroco non si perse d’animo, nella mano della Vergine sostituì al cuore sacro un globetto con la scritta “ego diligentes me diligo” trasformando l’immagine del Sacro Cuore di Maria in quella della “madre del santo amore”.[7]
Don Bortolotti, descrive nel dettaglio questa immagine: [8]

“…un quadretto in miniatura col sacro cuore in mano ornato di vistosa cornice dorata con cristallo, il popolo prima di lasciare la chiesa ha preso il costume di praticare questo spirituale tesoro”
Portò anche altri doni fra cui taluni quadri rappresentanti il sacro Cuore di Gesù, S.Nicola di Tolentino di cui era devotissima.

Visse otto anni qui a Montombraro, secondo le regole della sua missione. Una vita umile e genersoa dedita alla devozione e alla povertà.
Morì all’età di 58 anni dopo aver sofferto pazientemente la malattia per 4 mesi e mezzo.
Era il 30 giugno del 1807.
Fu sepolta dopo solenni esequie nella  chiesa parrocchiale in un’area a parte dirimpetto all’altare del S.Angelo custode e S.Nicola da Tolentino con beneplacito municipale n.30. [9]

Sul registro dei morti conservato in archivio parrocchiale, viene citata con due lodevoli citazioni scritte dal cugino D.Girolamo, così come le aveva promesso e dall’allora cappellano Don Domenico Maria Odorici.  

Di seguito come descritto, dal libro dei morti:

                                           
epitaffio per Suor Anna Zanotti
(da libro dei morti – Archivio Parrochiale M.Ombraro)
           

epitaffio per Suor Anna Zanotti
(da libro dei morti – Archivio Parrochiale M.Ombraro)



appunti dal mio libro "il tempio romano di montombraro" 


1]  Dossier XVIII,  Lettere sparse – Archivio parrocchiale Montombraro
[2] A causa della soppressione degli ordini religiosi nel 1796 le monache benedettine lasciarono il loro convento che fu venduto in  parte all’ing. Giovanni Battista Martinetti e divenne un ricco palazzo.
[3]  Lettera di un certo Romano Grelandi (o Orlandi) a Sr.Anna - datata 9 agosto 1803 - Bologna ( in dossier XVIII,  Lettere sparse – Archivio parrocchiale Montombraro.
[4]  Dossier XX – Archivio parrocchiale Montombraro
[5]  Don Bortolotti non cita il Traeri come comunemente si legge in tante notizie storiche su questo organo, ma lo attribuisce al Colonna. Anche il parroco Don Vandelli in un suo memoriale  (Inventario Beni parrocchiali dal 1870-1896-Arch.M.Ombraro) riferisce “l’organo è del Colonna  e tiene un registro del Traeri”.
[6]  G. Orlandi ,Parte II- La rivoluzione, l’anno tedesco e il periodo francese http://www.santalfonsoedintorni.it/Spicilegium/41/SH-41-1993(I)089-116.pdf.
[7]  da Cicolare Ministro del culto ai Vescovi del regno, 19.sett.1806 – ACAMo, Affari economici e politici, n. 143.Il
[8]  Dossier XX – Archivio parrocchiale Montombraro
[9]  Libro dei  Morti dal 1805 al 1852 – Archivio parrocchiale Montombraro