23 ago 2017

LE CASE-TORRI DI MONTOMBRARO
ricerca storica 
(articolo -agosto 2017 – Schede/Montombraro)


Tipologia delle case-torri

Nel territorio alto collinare dove scorre il Samoggia, sui crinali di confine fra Modena e Bologna, non è insolito imbattersi nella visione delle ben note strutture delle case-torri, edifici rurali fortificati sviluppatisi per lo più in epoca tardo medioevale/rinascimentale, fra il XIV e il XVI secolo.

Si tratta di case a forte sviluppo verticale il cui organismo costruttivo è spesso costituito da un’ossatura resistente in pietra ad arcate sovrapposte, chiuse da strutture di diverso e più maneggevole materiale.[1]
Le case-torri venivano per lo più costruite ed impiegate in zone di difficile accesso durante il medioevo per presidiare ed all'occasione difendere, con forze esigue ma efficacemente, un passo o un punto strategico in aree montagnose o costituite da rilievi importanti ma anche su crocevia o direttive da controllare. Parallelamente alla funzione tattica militare erano anche utilizzate come abitazioni padronali attorno alle quali spesso veniva a crearsi un sistema di abitazioni satellite o anche di agglomerati urbani.[2]

Gli storici antichi, in particolare Polibio (IIsec. a.C) ma più tardi anche Strabone, descrivono le colline bolognesi come ricchissime di cereali, frutta, viti, allevamenti etc…  La presenza di insediamenti antichi fu decisiva per la prima colonizzazione medioevale di questa zona. I percorsi di crinale acquisirono importanza quali sicuri tracciati di stretta connessione fra i pagi [3] che andavano via via strutturandosi nel tempo in forma di castri o castelli o borghi autonomi isolati, ed anche quando i Pellegrini iniziarono a percorrere le direttrici verso i luoghi sacri, le zone collinari bolognesi e modenesi si trovarono al centro di nuovi interessi commerciali (mercati), cultuali (conventi), economici ( asilo e assistenza ai pellegrini).
Da una visione d’insieme del Mappario Estense si possono osservare tratti della via Francigena e Nonantolana in cui risultano insediamenti stabili, si tratta di borghi quasi tutti a pianta quadrangolare (tipico del fortilizio) entro cui le case sono disposte attorno ad un nucleo centrale (la corte).  Alcune di esse, le case-torri, appunto, risultavano essere più alte delle altre, veri punti di osservazione e di controllo del territorio. Questo nuovo tipo di architettura, ancor oggi visibile, diede spazio ad iconografie fra le più svariate nel corso dei secoli. [4]

La fortificazione eretta intorno al villaggio o al centro religioso per eccellenza, soprattutto a partire dall’alto medioevo (476 d.C – 1000 d.C),  risultò (ancor prima della realizzazione delle case-torri) senz’altro il “Castello” costruito su  alture strategicamente in grado di dominare il territorio circostante, unico centro di coordinamento difensivo. 
Solo in seguito, al variare delle situazioni demografiche e col miglioramento delle condizioni di sicurezza comincia a focalizzarsi, al di fuori dei Castelli, che pure restano roccaforti centralizzate, altri tipi di strutture difensive. Le case-torri.
 
Le case a torre sono in genere a pianta quadrangolare, distribuita su tre o quattro piani a un solo vano, serviti da una scala interna.
Il piano terreno è riservato al locale per gli animali e gli attrezzi.
L’abitazione e la produzione sono al primo piano e la colombaia a quello superiore; quest’ultima accoglieva una riserva non solo di carne ma anche di escrementi fertilizzanti, apprezzati fino al secolo XVIII.
L’accesso ligneo precario ma difendibile viene sostituito da un “balchio” con un piccolo loggiato, coperto, in fondo al quale è spesso localizzato il forno con sottostante porcilaia.
Attraverso la scala di ingresso si accede al locale principale dell’abitazione che contiene sia il focolare che la zona per la preparazione e la cottura dei cibi.
Nei pressi della finestra si trova a volte un lavandino di arenaria, con una canalizzazione di scarico esterna, mentre, nei casi delle abitazioni più abbienti si ritrova il pozzo interno in diretta comunicazione con l’abitazione.











Il locale sottostante è solitamente destinato a stalla o cantina, coperto da una massiccia struttura lignea che sostiene una caldana di terra e un pavimento in lastre di arenaria, oppure, più raramente, coperto a volta.
Gli ambienti sovrastanti il locale principale, destinati a camere da letto, presentano invece un semplice assito in legno ed erano spesso a diretto contatto con la copertura.  Nei casi in cui esiste invece una soffitta, questa era generalmente adibita a torre colombaia.
Certamente questa forma derivata dalle strutture degli abitati medievali, era un tempo frequente anche nella pianura e nella collina, e può essere ricondotta alle necessità difensive richieste dalla colonizzazione di territori insicuri.
Questo modello costruttivo si rivelerà particolarmente adatto alle necessità colturali e allo standard di vita delle zone appenniniche, tanto che gli adeguamenti tipologici e formali saranno minimi fino alla fine dell’ottocento. Solo a partire dalla metà di questo secolo, in una prospettiva storica, economica e sociale completamente mutata, questo schema sarà stravolto dall’introduzione di nuove tecniche e logiche costruttive. [5]

La casa a torre solitamente è dotata di un pozzo per l'acqua, un cortile ed un rimessaggio per animali e mezzi. L'accesso al proprio interno solitamente presenta uno o più archivolti (recanti lo stemma araldico dei signori locali) per permettere l'ingresso a dorso d'equino e che un tempo venivano sigillati, quando necessario, da imponenti portali; le mura sono sempre spesse e le piccole finestre protette da inferriate. Non sono infrequenti volte a vela, bifore, scaloni interni ed un sistema di sottopassaggi interrati.[6]

Nell’Europa occidentale si riscontrano edificazioni di case-torri già a partire dal X sec. in Inghilterra, Scozia, Galles, Francia e qualche traccia anche in Germania e in Polonia.



Le case-torri di Montombraro (Zocca di Modena)


Montombraro, piccolo borgo montano sul crinale di confine Bologna-Modena fra il fiume Panaro nel suo lato ad ovest e sul Samoggia ad est.
Ad una altitudine di 730 mt. ca.fa parte del Comune di Zocca (MO).
La sua storia, come quasi tutti i paesi di confine, fu sempre tormentata e tormentosa fin dal Medioevo, in cui tempi oscuri e cupi gravavano coi loro eventi sulla popolazione e sul territorio.
Conteso fra Longobardi e Bizantini  fu sempre soggetto ai conflitti di confine, a lotte fratricide, e al bringataggio rimanendo quasi sempre sotto il dominio del Ducato Estense.  Per l’ampia diffusione di quest’ultimo fenomeno ottenne dagli Este numerose esenzioni al fine di sgravare ulteriormente la popolazione da maggiori tribolazioni.

La realizzazione delle case-torri in questi luoghi fu pertanto la normale conseguenza di questi funesti eventi. Si avvertiva il pericolo incombente del nemico “alle porte”,  la fuoriuscita dai territori bolognesi e modenesi di personaggi poco raccomandabili che vagavano clandestini per i boschi della zona, depredando, uccidendo e innescando nella popolazione un costante clima di paura.

Memorie storiche pervenute ci illustrano la particolare condizione di questi luoghi.
“ Nel 1480 è memoria di risse e di omicidii tra quelli di Montombraro e gli uomini di Samoggia, che furono per suscitare una guerra tra il duca e i bolognesi, e di assassini annidatisi in quel di Montombraro i quali, perseguitati dai fanti bolognesi, usavano riparare a un luogo detto Tavernolo presso un prete di colà.”  [7]

Non solo, il periodo medioevale fu anche tormentato da eventi bellici intercorsi  fra le varie Signorìe, spesso in armi per il proprio sopravvento politico.
Nel 1613, per una guerra insorta fra il il Duca di Savoja e il duca di Mantova, (guerra del Monferrato) transitarono a Montombraro un gran numero di soldati mandati dal Granduca di Toscana in soccorso di Mantova . 

In una testimonianza raccolta dal Parroco di Ciano si legge :
Li 17 Giugno 1613. Passo per questo luoco di Ciano lo esercito Fiorentino lo quale si fermò alli Boschi, alla Corneda, a Casa de Bedetti et vi stette per duoi giorni et fecero molto male, cioè di sottometere et far passare tutti i punti alla cavaleria, mietendo i grani et i marzadelli, tagliare arbori, e far sachegiare quasi tutte quelle case che sono da quelle bande, et una buona parte di quelle della selva di Montorsello. Fu così inhaudito et formidabile per essere un esercito quasi innumerabile… ” [8]

In stretto collegamento fra loro, le case-torri di Montombraro  operavano sul territorio attraverso un sistema di comunicazioni coordinate, cosicchè si avesse un quadro di avvistamento a 360 gradi.
Si cercò di dar loro un carattere militare difensivo unitamente a quello prettamente abitativo e lavorativo. Sono tutte dislocate a vedetta di particolari incroci geografici e ubicate nei punti più strategici di osservazione del territorio. 

Di struttura pesante a causa dei muri spessi ma anche per le scarse competenze  ingegneristiche erano fornite di aperture verso l’esterno assai limitate, dovevano risultare essenzialmente difensive in caso di attacchi nemici ma dovevano anche ovviare alla rigidità del clima. Erano case buie, le aperture venivano orientate verso le maggiori fonti di luce.   

Le principali case-torri di Montombraro sono :

LA TORRE CAMPANARIA
IL MONTANARO
CA’ SANCIO
I FONTANINI

Cercherò di darne rilievo attraverso le fonti storiche da me analizzate.


TORRE CAMPANARIA                                                                            
foto archivio personale

Si dice sia una antica vestigia di una delle torri del castello originario;  castello visibile attraverso una mappa di Egnatio  Danti del 1580 ubicata nella Galleria delle carte geografiche dei Musei Vaticani. Un castello a 5 torri, di cui la quinta è probabilmente sempre stato (l’attuale) campanile della chiesa vecchia.
Prima che l’intero impianto castellano venisse smantellato per far posto alla chiesa attuale (costruita nel 1609) , insieme alle altre 4 torri doveva fungere da punto di riferimento centrale di avvistamento, dominando sull’alto del monte l’intero territorio N-O-S-E.

A nord domina sulla pianura padana, ad est sui confini bolognesi, a sud verso l’alta montagna Monte Cimone e Corno alle Scale e alto Frignano, ad ovest verso la Valle del Panaro. Nei giorni di chiarore limpido si può osservare pntando lo sguardo verso N-E lo specchio dell’Adriatico o a Nord i primi contrafforti delle alpi Veronesi.

La torre seguì le vicende del Castello, già noto nel XII sec . insieme alla Chiesa (chiesa vecchia titolata a SS.Salvatore) . Oggetto di contesa fra modenesi e bolognesi  fu da questi ultimi distrutto nel 1271, passò a periodi alterni  sotto i due domini per rientrare nel Ducato d’Este intorno al 1400 sotto la Signoria di Uguccione dè Contrari.  Per questioni di  sicurezza, nel 1340, essendo in quell’epoca tornata sotto gli Estensi, il Marchese Obizzo nominò alcuni custodi della Torre.[9]

Fu quindi abitata come una vera casa, dai tempi più antichi fino alla fine del 1700. In alcune note d’archivio in Parrocchia a M.Ombraro [10] , si descrive lo stato della torre intorno all’anno 1792, l’uso concesso in abitazione al “campanaro” e alla sua famiglia che fungeva da custode.
La torre possedeva due campane, molto ben descritte nell’articolo di seguito, nel quale vengono anche menzionate le incombenze spettanti al campanaro.




leggasi:     
Capo   X -   Del Campanile

1. La vecchia parrocchiale ha il suo campanile annesso con picciola Campana, fabbrica antichissima bensì, ma tuttavia forte, ed in buono stato [11]  
Presso la nuova parrocchiale separato si trova il nuovo campanile [12] fabbricato dalla Communità sopra una antica Torre di ragione, vien detto di Sua Eccellenza Prova, al qual titolo si pagano dalla Communità annue £.0.20 il quale è stato modernamente risarcito a spese della Communità, da ogni parte fuorchè al Settentrione, dove tuttavia ha bisogno di qualche risarcimento.

2. Due sono le campane in q.to Campanile. Nella prima, e maggiore si trovano scolpite a quattro lati, ed in eguale distanza la immagine del Crocefisso con ai lati  S.Gio.e la B.ta Vergine e nell’altro S.Gio.Batta (S.Giovanni Battista), nel terzo la Beata Vergine col Bambino in braccio, e nel 4° S.Geminiano, con al di sopra la seguente iscrizione in lettere maiuscole: 
MENTEM SANCTAM , SPONT ………. REM DEO ET PATRIE LIBERATIONEM    AN   S.  1588 [13]
L’altra più piccola porta diverse immagini tutte simili in piccolo del Crocefisso  e l’abbreviazione del nome di Gesù, alla testa la seguente iscrizione in carattere maiuscolo:
VITALIS DE VALZASINA FECIT  MCCCCLXXV  (1475)  [14]
Non vi è memoria alcuna che le predette due campane siano state benedette.

3. La spesa del Campanaro, siccome pure le spese tutte occorrenti tanto per le Campane che per il Campanile spettano alla Communità.

4. Nel Campanile abita il Campanaro con sua Famiglia, che ne custodisce l’ingresso, onde non possa entrarvi che chi ne ha ragione.

5. Però il suddetto Campanile sta chiuso, come richiede il buon ordine, e ne veglia alla custodia, come si è detto, il Campanaro, o la di Lui famiglia.

6. Il suono delle Campane che vi si trovano, si fa sentire bastantemente per tutto intiero il circuito della Parrocchia, e anche oltre.
 

Sempre da documenti d’archivio si sa che nel corso del 1739 la torre subì dei danni importanti.[15]

“Si giunge al 1739 , sembra che a distanza di centotrent’anni circa dalla sua costruzione anche la nuova parrocchiale necessiti di un intervento di riparazione, per un cedimento di struttura. Non è dato di sapere se per semplice dissesto ambientale o per terremoto o altra causa calamitosa. Di certo è che l’inverno fu terribilmente nevoso e freddo.[16] La causa potrebbe risiedere più facilmente in un cedimento del terreno come avvenuto per la vecchia chiesa.
L’allora parroco Don Sigismondo Corsi scrive così: [17]- la chiesa di fronte è sospensata su cinque collonne di legno aiuta che non cada il terreno che minaccia ruina si spera però di commodarsi nella seguente primavera, adesso non si puote per il vicino inverno -
Ma non solo la chiesa nuova era parzialmente rovinata, anche le campane del torrione avevano subito dei danni tanto che una delle due era caduta e ciò impediva ogni  azione: “  due campane, una grande e l’altra piccola su la torre precipitata dalla (neve?) di modo che le campane non si suonano, si principia però a condurre (materiali?) per agiustarla”.


Sul finire del XIX sec. si citano quattro campane presenti sul torrione principale e non più due[18] . Con l’avanzare del tempo, si avvertì l’esigenza di un rinnovamento. Le nuove campane introdotte vennero fuse “nei latifondi Dall’Ara ma apparvero da subito un po’ difettose. La maggiore si ruppe immediatamente. Si addebita il difetto alle difficoltà trovate dai fonditori per realizzare i dipinti delle medesime, dovendo lavorare scomodamente e fuori di posto. Si menziona inoltre la campana piccola che ancora si trova nel vecchio campanile. Nel 1877 si riparò l’orologio del campanile principale e si acquistò a Castelvetro (dall’orologiaio Orlandi) l’orologio per il piccolo.” [19]

Notizie di importanti innovazioni investono gli anni dal 1922 al 1939, seguiranno lavori di riparazione e d’interventi strutturali.[20]

Nel ’22 si fece precaria la situazione  in cui versava il campanile nuovo, a rischio di chiusura e quindi di sospensione del suono delle campane. L’incavallatura delle stesse, essendo insufficiente, scaricava le spinte dovute alle oscillazioni orizzontalmente sui muri senza legamenti solidi per il trave, creando crepe longitudinali ai muri est-ovest e soprattutto in alto. Inoltre il pancone di sostegno delle campane era infradiciato e abbisognava di rinnovo. La mancanza delle finestre dovuto al logorio delle intemperie aveva reso fragili i materiali.
Coi contributi del Comune, unitamente alle offerte del popolo, si potè procedere alle varie fasi di ristrutturazione, si spese in totale circa 1700 lire, senza tener conto della mano d’opera gratuita prestata generosamente come sempre dal popolo.[21]

Un’altra notizia storica, relativa alla torre campanaria, risale agli anni della 2°guerra mondiale.
A solo una ventina di chilometri da Montombraro passava la linea gotica, il territorio di Zocca era fortemente interessato da ogni più diretto scontro fra gli alleati e i tedeschi.
Un pesante bombardamento si abbattè su Montombraro il 20 febbraio 1945 ad opera degli Alleati, distruggendo parte della chiesa nuova e della canonica, parte del campanile principale,  alcune case attigue e polverizzando l’antico arco d’ingresso al castello. I morti furono tre. Montombraro riparò i danni di guerra sempre col generoso aiuto dell’intera Comunità.
Oggi, questo torrione sopravvive insieme alle sue quattro campane, e rappresenta insieme alla Chiesa, il simbolo religioso più alto del borgo di Montombraro.



CASA-TORRE  “IL  MONTANARO”

Questa Casa-torre è posta all’ingresso del paese per chi arriva da Ciano, ubicata su un promontorio a balcone affacciato sull’intera pianura padana. Un contesto bellissimo che permette alla vista di spaziare  verso il Nord raggiungendo un ragguardevole ed ampio spettro d’osservazione. Una posizione strategica di controllo di tutto riguardo.

  Il Montanaro   (foto archivio personale – 2017)
                                                           
  veduta sulla pianura padana dal Montanaro – (foto archivio personale 2017)
                                       

Proprietà oggi della Famiglia Auregli, discendenti del famoso Capitano delle Milizie Estensi, Ercole Aurelj vissuto fra il  XVI e il XVII sec.  (1552-1639) [22] artefice della sua costruzione.
Personaggio di spicco di  Montombraro, lasciò un quaderno di memorie manoscritte dove annotò parte della sua vita, con date e avvenimenti importanti, rendendo storico questo particolare periodo connotato da condizioni e situazioni abbastanza funeste e tormentate.

Egli iniziò la costruzione del “Montanaro” nel 1568.  Non senza traversìe e grande esborso di denari, la completò dopo il 1575. 

Ercole Aurelj 


“ L’anno 1568 del mese di Aprile diedi principio alli Fondamenti della Torre a cava[23] del Montanaro dove che non vi era principio ne fine ne cosa alcuna: E sempre seguitò (sic) a farli fabricare e venni sino alla soglia del uscio; Morse poi Vincenzio mio fratello, e la detta fabrica stette così sino all’anno Santo 1575, e poi seguitò inanzi detta Fabrica, e la fine sua mi costò dei denari tanti. Daniele Segna e Domenico Segna stetero 18 giorni a cavare la terra dentro li fondamenti a bolognini 4 il dì, Alli Segantini per segare i legnami del coperchio bolognini 4 il dì, quelli che cavano il sabione 5 bolognini il dì. La calcina valiva 24 bolognini la corba, e Battista Erbolani ne ha fatto un fornello, e me ne ha dato 40 corbe a 24 bolognini per corba”. [24] 

L’Aurelj dice di aver costruito il Montanaro, lì dove non esisteva niente. E infatti, anche oggi notando la sua ubicazione si può notare come l’edificio non faccia effettivamente parte integrante del borgo, dista dal centro circa un chilometro. 
Questa posizione,  però, rese la casa-torre un piccolo avamposto di vedetta alle porte del paese e la sua importanza consisteva proprio in questo.


CASA-TORRE  “Cà Sancio (o Sanchio) ”


foto archivio personale
Risulta fra gli insediamenti più antichi di Montombraro. E’ citata nella mappa degli “insediamenti secoli VIII – XI” dell’Arch. Paolo Messori. [25]

Situata fuori dal paese, si affaccia come il “Montanaro”sul Nord, dista dal centro ca. 3 km, è aggregata ad un agglomerato di altre case disposta sulla direttrice di una via minore, denominata Via Arenata. Non si dispone di ulteriori notizie su questa casa torre. Un riferimento storico lo si ricava da una nota di uno studioso locale, Rolando Balugani che citò nel suo libro questa Casa per un avvenimento accaduto durante la 2^ guerra.

Il Balugani riporta Casa Sancio, come il rifugio provvisorio in cui riparò il capo storico della Resistenza di Zocca, l’Ing. Zosimo Marinelli durante i terribili anni del nazifascismo 1943-44 .
Braccato dai fascisti perché ritenuto responsabile della scomparsa del reggente del fascio di Zocca certo Vincenzo Minelli, si rifugiò presso Casa Sancio, ove rimase solo per poche ore. Un mese dopo, il 27 gennaio 1944 , dopo un processo già deciso, venne fucilato insieme ad altri otto antifascisti . [26] 


“I figli dell' ing. Zosimo Marinelli, fucilato a Bologna il 27 gennaio 1944, nella memoria redatta dopo la fine della guerra (inserita nel mio libro 'Marinelli Apostolo della Resistenza") affermano che il padre, nelle poche ore in cui si rifugiò nell'abitazione della cognata, Berta Tonelli, a casa Sancio di Montombraro, venne avvicinato da Matilde (Amarillide) Cassanelli, contadina del fratello Cesare che, dopo averlo rassicurato circa le condizioni dei familiari, lo avrebbe esortato ad andarsene perché correva il rischio di essere arrestato[27]


CASE -TORRI  “I FONTANINI”




Si tratta di un complesso anticamente fortificato posto ad  1 km ca.dal borgo di Montombraro.

Il complesso, fondato nel 1400 sulle arenarie dell’Appennino modenese a 650 m. di altitudine, é arricchito dalla presenza di fonti d’acqua che danno il nome alla località e gode della vista sulle vette degli Appennini e della quiete dei boschi di castagno.
Costituito da strutture recentemente restaurate con attenzione per i dettagli architettonici originali e decorate all’interno con mobili antichi e comfort moderni, Borgo Fontanini offre alla vista una torre, una casa fortificata e una casa-torre. [28]

Il nucleo dei Fontanini è senza dubbio tra quelli di maggiore interesse storico ed architettonico dell'intero territorio di Zocca. Come anzidetto, Il toponimo prende il nome dalla presenza di una sorgente di grande portata.

Da uno schema elencativo delle acque pubbliche della Provincia di Modena risulta censita la sorgente “Fontanini”, così come segue: (vedi Min.Lavori Pubblici - Decreto 12 maggio 1993 –schema dell’ottavo elenco suppletivo delle acque pubbliche della Provincia di Modena – G.U. Serie Gen. 132 -08/06/1993).

1. 157                             (n.ordine della sorgente)
2. Sorgente Fontanini    (denominazione della sorgente) 
3. Zocca                         (Comune di appartenenza) 
4. Montecorone              (frazione di appartenenza) 
5. Fontanini                    (Località di ubicazione) 
6. Torrente Samoggia     (foce o sbocco) 
7. Id.                               (limiti entro i quali si ritiene pubblica la sorgente)

Il suo punto di osservazione si rivolge a Ponente, verso il Sasso di S.Andrea, Montecorone, sino al paese di Roccamalatina.  


I fontanini - (foto archivio personale 2017)
Al centro della corte un fabbricato, 
nuovamente adibito ad abitazionedopo un accurato restauro, presentafinestre in arenaria 
di notevole pregio artistico: al piano inferiore sono del tipo ad arco a sesto acuto, mentre al piano superiore sono architravate con cornice modanata a sguscio e raffinate decorazioni che ne permettono la datazione al pieno cinquecento.

Nella parete a monte di quest'ultimo edificio 
si segnala una balestriera in arenaria.
L'alta torre cinquecentesca che sovrasta il nucleo è caratterizzata da un doppio ordine di aperture di colombaia e da un 
raffinato soffittino di gronda costituito 
da mattoni disposti in mensole a T e in corsi a denti di sega.  Le finestre della torre, ora tamponate, sono poste unicamente sul lato che si affaccia sull'antica strada medievale e denotano chiaramente l'originaria destinazione abitativa della costruzione.[29]
Proprio dagli appunti manoscritti del Capitano Ercole Auregli sappiamo che gli abitanti dei Fontanini scamparono al terribile morbo della peste bubbonica 
del 1630, la famosa peste manzoniana. Il loro 
isolamento dal borgo, in tal caso, salvò la vita di quelle famiglie.  Montombraro invece fu letteralmente decimata dalla peste, morirono circa i due terzi della popolazione e fu tra i paesi più colpiti del nostro Appennino. 




    



NDA:
Articolo pubblicato anche su : www.academia.edu
link : https://www.academia.edu/34344813/LE_CASE-TORRI_DI_MONTOMBRARO





[1] Enciclopedia Treccani (web)
[3] Il termine latino pagus fa parte del lessico amministrativo romano e stava ad indicare una circoscrizione territoriale rurale (cioè al di fuori dei confini della città), di origine preromana e poi romana, accentrata su luoghi di culto locale pagano prima e cristiano poi. (da https://it.wikipedia.org/wiki/Pagus)
[4] liberamente tratto da : Le chiese di collina. Un paesaggio dell’Architettura – G.Gresleri –pag.57,58,59- articolo inserito in “ Il territorio montano della diocesi di Bologna. Identità e presenza della Chiesa- urbanistica, sociodemografia, edifici di culto e pastorale nel paesaggio di un’area collinare e montana” a cura di C.Manenti – Ed.Alinea
All. C1.4 (R) Il sistema insediativo dell’architettura rurale -redazione a cura di Simona Devoti- Elena Fantini con la collaborazione di Nadia Losi Testo predisposto sulla base dei contenuti dell’Elaborato R17 PTCP 2000, “Insediamenti storici ed ambiti di interesse storico-testimoniale”:G. Bergonzi – L. Modafferi – G. Volpe, “Il sistema insediativo dell’architettura rurale piacentina”, Dicembre 1997
[7] Cesare Campori - Notizie storiche del Frignano-  Opera postuma, Modena, Tipografia Legale, 1886
[8]  testimonianza dal libro dei nati di Ciano, del parroco D. Camillo Sabatini. – vedi  G. Pantanelli - Memorie del Cap. Ercole Auregli di Montombraro - Modena, 1900
[9] vedi “Dizionario topografico-storico  degli Stati Estensi” – G. Tiraboschi – tomo II - MO, pag. 87.
[10] Informazione sopra lo Stato materiale e formale della Chiesa Parrocchiale di Mont’Ombraro- anno 1792 – cap. X - compilata dal parroco Don Girolamo Bartolotti – (Archivio parrocchiale Montombraro)
[11] ibidem- nota 10 - Si cita dapprima la campana contenuta nel campanile della chiesa vecchia e non nella torre campanaria principale. nel 1792 esistevano ed esistono tutt’oggi due torri; il campanile vecchio, descritto in questa nota e la torre campanaria ex vestigia di una delle antiche torri castellane annessa alla chiesa nuova.  
[12] ibidem – nota 10 – si cita la torre campanaria principale.
[13] “MENTEM SANCTAM  SPONTANEAM HONOREM LIBERATIONEM” anno del Signore 1588 – traduzione: Mente Santa e genuina, onore a Dio, e Patria ibera, intesi come concetti fondamentali  della coscienza umana.
[14]  Vitalis della “Valsassina”, probabile traduzione di Valzasina. Ritengo si tratti di un maestro comacino della Valsassina ad aver realizzato nel 1475 questa campana minore. I maestri comacini, di estrazione lombarda erano corporazioni di artigiani specializzati. Costruttori, muratori, stuccatori, fabbri ed artisti, raggruppati in una corporazione di imprese itineranti, attive fin dal VII-VIII secolo nella zona tra il Comasco, il Canton Ticino e in generale la Lombardia. Questi artigiani si spostavano molto e la loro opera è documentata sin agli inizi del IX secolo su tutte le Prealpi, nella Pianura_Padana/Canton_Ticino/ Lazio/Marche/Umbria. Alcuni di loro si spinsero a lavorare fino in Germania/Danimarca/Svezia. La tradizione comacina si diffuse a partire dal 1300 in gran parte dell’Appennino Tosco-Emiliano. 
[15]  Il tempio romano di Montombraro – T.Gorrieri - art. pag. 121 - ed.Fiorino-Mo-2017
[16]  Il 1739-40 fu un inverno terribile, uno degli inverni più rigidi degli ultimi tre secoli:
[17]  Inventario beni mobili e immobili della chiesa al 1740 (D.Sigismondo Corsi) – Archivio  parrocchiale Montombraro
[18] Inventario dei beni dal 1870 al 1896 – Dossier XIX – Archivio parrocchiale Montombraro
[19] Il tempio romano di Montombraro – T.Gorrieri - art. pag. 150 - ed.Fiorino-Mo-2017
[20]  Dossier XV - Archivio parrocchiale Montombraro
[21] Il tempio romano di Montombraro – T.Gorrieri - art. pag. 152 - ed.Fiorino-Mo-2017
[22] Fu sergente maggiore e poi luogotenente nelle truppe del duca Cesare d’Este, quindi capitano dei comuni di Montombraro Missano e Samone .
[23] mucchio cavo, costruzione cava, torre cava, a causa della figura turrita del suo esterno, fatta per accumulo di grossi massi, e per la cavità cupoliforme dell'interno.
[24] G.Pantanelli - Memorie del Cap. Ercole Auregli di Montombraro - Modena, 1900
[25] vedi articolo P.Messori – G.Dotti Messori  - “ Linfluenza feudale sugli insediamenti umani nell’alta valle del Panaro” pag.133 in “L’alta valle del Panaro” vol. II - Modena – Aedes Muratoriana 1981
[26]  R.Balugani – “Marinelli, apostolo della Resistenza” – articolo su : http://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2006/10/16/DT1PO_DT101.html
[27] ibidem
[28] http://borgofontanini.it/ (oggi questo complesso è stato adibito a servizi di agriturismo)

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