LE CASE-TORRI DI MONTOMBRARO
ricerca storica
(articolo
-agosto 2017 – Schede/Montombraro)
Tipologia delle case-torri
Nel
territorio alto collinare dove scorre il Samoggia, sui crinali di confine fra
Modena e Bologna, non è insolito imbattersi nella visione delle ben note
strutture delle case-torri, edifici rurali fortificati sviluppatisi per lo più
in epoca tardo medioevale/rinascimentale, fra il XIV e il XVI secolo.
Si
tratta di case a forte sviluppo verticale il cui organismo costruttivo è spesso
costituito da un’ossatura resistente in pietra ad arcate sovrapposte, chiuse da
strutture di diverso e più maneggevole materiale.[1]
Le
case-torri venivano per lo più costruite ed impiegate in zone di difficile
accesso durante il medioevo per presidiare ed all'occasione difendere, con
forze esigue ma efficacemente, un passo o un punto strategico in aree
montagnose o costituite da rilievi importanti ma anche su crocevia o direttive
da controllare. Parallelamente alla funzione tattica militare erano
anche utilizzate come abitazioni padronali attorno alle quali spesso veniva a
crearsi un sistema di abitazioni satellite o anche di agglomerati
urbani.[2]
Gli
storici antichi, in particolare Polibio (IIsec. a.C) ma più tardi anche
Strabone, descrivono le colline bolognesi come ricchissime di cereali, frutta,
viti, allevamenti etc… La presenza di
insediamenti antichi fu decisiva per la prima colonizzazione medioevale di
questa zona. I percorsi di crinale acquisirono importanza quali sicuri
tracciati di stretta connessione fra i pagi [3] che andavano via via
strutturandosi nel tempo in forma di castri
o castelli o borghi autonomi isolati, ed anche quando i Pellegrini iniziarono a
percorrere le direttrici verso i luoghi sacri, le zone collinari bolognesi e
modenesi si trovarono al centro di nuovi interessi commerciali (mercati),
cultuali (conventi), economici ( asilo e assistenza ai pellegrini).
Da
una visione d’insieme del Mappario Estense si possono osservare tratti della
via Francigena e Nonantolana in cui risultano insediamenti stabili, si tratta
di borghi quasi tutti a pianta quadrangolare (tipico del fortilizio) entro cui
le case sono disposte attorno ad un nucleo centrale (la corte). Alcune di esse, le case-torri, appunto,
risultavano essere più alte delle altre, veri punti di osservazione e di
controllo del territorio. Questo nuovo tipo di architettura, ancor oggi
visibile, diede spazio ad iconografie fra le più svariate nel corso dei secoli.
[4]
La
fortificazione eretta intorno al villaggio o al centro religioso per eccellenza,
soprattutto a partire dall’alto medioevo (476 d.C – 1000 d.C), risultò (ancor prima della realizzazione
delle case-torri) senz’altro il “Castello” costruito su alture strategicamente in grado di dominare
il territorio circostante, unico centro di coordinamento difensivo.
Solo
in seguito, al variare delle situazioni demografiche e col miglioramento delle
condizioni di sicurezza comincia a focalizzarsi, al di fuori dei Castelli, che
pure restano roccaforti centralizzate, altri tipi di strutture difensive. Le
case-torri.
Le
case a torre sono in genere a pianta quadrangolare, distribuita su tre o
quattro piani a un solo vano, serviti da una scala interna.
Il
piano terreno è riservato al locale per gli animali e gli attrezzi.
L’abitazione
e la produzione sono al primo piano e la colombaia a quello superiore;
quest’ultima accoglieva una riserva non solo di carne ma anche di escrementi
fertilizzanti, apprezzati fino al secolo XVIII.
L’accesso
ligneo precario ma difendibile viene sostituito da un “balchio” con un piccolo
loggiato, coperto, in fondo al quale è spesso localizzato il forno con
sottostante porcilaia.
Attraverso
la scala di ingresso si accede al locale principale dell’abitazione che
contiene sia il focolare che la zona per la preparazione e la cottura dei cibi.
Nei
pressi della finestra si trova a volte un lavandino di arenaria, con una
canalizzazione di scarico esterna, mentre, nei casi delle abitazioni più
abbienti si ritrova il pozzo interno in diretta comunicazione con l’abitazione.
Il locale sottostante è solitamente destinato a stalla o cantina, coperto da una massiccia struttura lignea che sostiene una caldana di terra e un pavimento in lastre di arenaria, oppure, più raramente, coperto a volta.
Gli
ambienti sovrastanti il locale principale, destinati a camere da letto,
presentano invece un semplice assito in legno ed erano spesso a diretto
contatto con la copertura. Nei casi in
cui esiste invece una soffitta, questa era generalmente adibita a torre
colombaia.
Certamente
questa forma derivata dalle strutture degli abitati medievali, era un tempo
frequente anche nella pianura e nella collina, e può essere ricondotta alle
necessità difensive richieste dalla colonizzazione di territori insicuri.
Questo
modello costruttivo si rivelerà particolarmente adatto alle necessità colturali
e allo standard di vita delle zone appenniniche, tanto che gli adeguamenti
tipologici e formali saranno minimi fino alla fine dell’ottocento. Solo a
partire dalla metà di questo secolo, in una prospettiva storica, economica e
sociale completamente mutata, questo schema sarà stravolto dall’introduzione di
nuove tecniche e logiche costruttive. [5]
La
casa a torre solitamente è dotata di un pozzo per l'acqua, un cortile ed un
rimessaggio per animali e mezzi. L'accesso al proprio interno solitamente
presenta uno o più archivolti (recanti lo stemma araldico dei signori locali)
per permettere l'ingresso a dorso d'equino e che un tempo venivano sigillati,
quando necessario, da imponenti portali; le mura sono sempre spesse e le
piccole finestre protette da inferriate. Non sono infrequenti volte a vela,
bifore, scaloni interni ed un sistema di sottopassaggi interrati.[6]
Nell’Europa
occidentale si riscontrano edificazioni di case-torri già a partire dal X sec.
in Inghilterra, Scozia, Galles, Francia e qualche traccia anche in Germania e
in Polonia.
Le case-torri di
Montombraro (Zocca di Modena)
Montombraro,
piccolo borgo montano sul crinale di confine Bologna-Modena fra il fiume Panaro
nel suo lato ad ovest e sul Samoggia ad est.
Ad
una altitudine di 730 mt. ca.fa parte del Comune di Zocca (MO).
La
sua storia, come quasi tutti i paesi di confine, fu sempre tormentata e
tormentosa fin dal Medioevo, in cui tempi oscuri e cupi gravavano coi loro
eventi sulla popolazione e sul territorio.
Conteso
fra Longobardi e Bizantini fu sempre
soggetto ai conflitti di confine, a lotte fratricide, e al bringataggio
rimanendo quasi sempre sotto il dominio del Ducato Estense. Per l’ampia diffusione di quest’ultimo
fenomeno ottenne dagli Este numerose esenzioni al fine di sgravare
ulteriormente la popolazione da maggiori tribolazioni.
La
realizzazione delle case-torri in questi luoghi fu pertanto la normale
conseguenza di questi funesti eventi. Si avvertiva il pericolo incombente del
nemico “alle porte”, la fuoriuscita dai
territori bolognesi e modenesi di personaggi poco raccomandabili che vagavano clandestini
per i boschi della zona, depredando, uccidendo e innescando nella popolazione
un costante clima di paura.
Memorie
storiche pervenute ci illustrano la particolare condizione di questi luoghi.
“ Nel 1480 è memoria di risse e di
omicidii tra quelli di Montombraro e gli uomini di Samoggia, che furono per
suscitare una guerra tra il duca e i bolognesi, e di assassini annidatisi in
quel di Montombraro i quali, perseguitati dai fanti bolognesi, usavano riparare
a un luogo detto Tavernolo presso un prete di colà.” [7]
Non
solo, il periodo medioevale fu anche tormentato da eventi bellici
intercorsi fra le varie Signorìe, spesso
in armi per il proprio sopravvento politico.
Nel
1613, per una guerra insorta fra il il Duca di Savoja e il duca di Mantova, (guerra
del Monferrato) transitarono a Montombraro un gran numero di soldati mandati
dal Granduca di Toscana in soccorso di Mantova .
In
una testimonianza raccolta dal Parroco di Ciano si legge :
“Li 17 Giugno 1613. Passo per questo luoco di
Ciano lo esercito Fiorentino lo quale si fermò alli Boschi, alla Corneda, a
Casa de Bedetti et vi stette per duoi giorni et fecero molto male, cioè di
sottometere et far passare tutti i punti alla cavaleria, mietendo i grani et i
marzadelli, tagliare arbori, e far sachegiare quasi tutte quelle case che sono
da quelle bande, et una buona parte di quelle della selva di Montorsello. Fu
così inhaudito et formidabile per essere un esercito quasi innumerabile… ” [8]
In
stretto collegamento fra loro, le case-torri di Montombraro operavano sul territorio attraverso un
sistema di comunicazioni coordinate, cosicchè si avesse un quadro di
avvistamento a 360 gradi.
Si
cercò di dar loro un carattere militare difensivo unitamente a quello
prettamente abitativo e lavorativo. Sono tutte dislocate a vedetta di
particolari incroci geografici e ubicate nei punti più strategici di
osservazione del territorio.
Di
struttura pesante a causa dei muri spessi ma anche per le scarse
competenze ingegneristiche erano fornite
di aperture verso l’esterno assai limitate, dovevano risultare essenzialmente
difensive in caso di attacchi nemici ma dovevano anche ovviare alla rigidità
del clima. Erano case buie, le aperture venivano orientate verso le maggiori
fonti di luce.
Le
principali case-torri di Montombraro sono :
LA TORRE CAMPANARIA
IL MONTANARO
CA’ SANCIO
I FONTANINI
Cercherò
di darne rilievo attraverso le fonti storiche da me analizzate.
TORRE CAMPANARIA
foto archivio personale
Si dice sia una antica
vestigia di una delle torri del castello originario; castello visibile attraverso una mappa di
Egnatio Danti del 1580 ubicata nella Galleria delle carte geografiche dei Musei Vaticani. Un
castello a 5 torri, di cui la quinta è probabilmente sempre stato (l’attuale) campanile
della chiesa vecchia.
Prima che l’intero
impianto castellano venisse smantellato per far posto alla chiesa attuale
(costruita nel 1609) , insieme alle altre 4 torri doveva fungere da punto di
riferimento centrale di avvistamento, dominando sull’alto del monte l’intero territorio N-O-S-E.
A nord domina sulla
pianura padana, ad est sui confini bolognesi, a sud verso l’alta montagna Monte
Cimone e Corno alle Scale e alto
Frignano, ad ovest verso la Valle del Panaro. Nei giorni di chiarore
limpido si può osservare pntando lo sguardo verso N-E lo specchio
dell’Adriatico o a Nord i primi contrafforti delle alpi Veronesi.
La torre seguì le vicende
del Castello, già noto nel XII sec . insieme alla Chiesa (chiesa vecchia titolata a SS.Salvatore) . Oggetto
di contesa fra modenesi e bolognesi fu
da questi ultimi distrutto nel 1271, passò a periodi alterni sotto i
due domini per rientrare nel Ducato d’Este intorno al 1400 sotto la Signoria di Uguccione
dè Contrari. Per questioni di sicurezza, nel 1340, essendo in quell’epoca tornata sotto gli Estensi,
il Marchese Obizzo nominò alcuni custodi della Torre.[9]
Fu
quindi abitata come una vera casa, dai tempi più antichi fino alla fine del
1700. In alcune note d’archivio in Parrocchia a M.Ombraro [10] , si descrive lo stato
della torre intorno all’anno 1792, l’uso concesso in abitazione al “campanaro”
e alla sua famiglia che fungeva da custode.
La
torre possedeva due campane, molto ben descritte nell’articolo di seguito, nel
quale vengono anche menzionate le incombenze spettanti al campanaro.
Capo X -
Del Campanile
1.
La vecchia parrocchiale ha il suo campanile annesso con picciola Campana,
fabbrica antichissima bensì, ma tuttavia forte, ed in buono stato [11]
Presso
la nuova parrocchiale separato si trova il nuovo campanile [12]
fabbricato dalla Communità sopra una antica Torre di ragione, vien
detto di Sua Eccellenza Prova, al qual titolo si pagano dalla Communità annue
£.0.20 il quale è stato modernamente risarcito a spese della Communità, da ogni
parte fuorchè al Settentrione, dove tuttavia ha bisogno di qualche
risarcimento.
2. Due sono le campane in q.to Campanile. Nella prima, e maggiore si trovano scolpite a quattro lati, ed in eguale distanza la immagine del Crocefisso con ai lati S.Gio.e la B.ta Vergine e nell’altro S.Gio.Batta (S.Giovanni Battista), nel terzo la Beata Vergine col Bambino in braccio, e nel 4° S.Geminiano, con al di sopra la seguente iscrizione in lettere maiuscole: MENTEM SANCTAM , SPONT ………. REM DEO ET PATRIE LIBERATIONEM AN S. 1588 [13]
L’altra più piccola porta diverse
immagini tutte simili in piccolo del Crocefisso
e l’abbreviazione del nome di Gesù, alla testa la seguente iscrizione in
carattere maiuscolo:
VITALIS DE VALZASINA FECIT MCCCCLXXV
(1475) [14]
Non vi è memoria alcuna che le predette
due campane siano state benedette.
3. La spesa del Campanaro, siccome pure
le spese tutte occorrenti tanto per le Campane che per il Campanile spettano
alla Communità.
4. Nel Campanile abita il Campanaro con
sua Famiglia, che ne custodisce l’ingresso, onde non possa entrarvi che chi ne
ha ragione.
5. Però il suddetto Campanile sta
chiuso, come richiede il buon ordine, e ne veglia alla custodia, come si è
detto, il Campanaro, o la di Lui famiglia.
6. Il suono delle Campane che vi si
trovano, si fa sentire bastantemente per tutto intiero il circuito della
Parrocchia, e anche oltre.
Sempre
da documenti d’archivio si sa che nel corso del 1739 la torre subì dei danni
importanti.[15]
“Si giunge al 1739 , sembra che a
distanza di centotrent’anni circa dalla sua costruzione anche la nuova
parrocchiale necessiti di un intervento di riparazione, per un cedimento di
struttura. Non è dato di sapere se per semplice dissesto ambientale o per
terremoto o altra causa calamitosa. Di certo è che l’inverno fu terribilmente
nevoso e freddo.[16]
La causa potrebbe risiedere più facilmente in un cedimento del terreno come
avvenuto per la vecchia chiesa.
L’allora parroco Don Sigismondo Corsi
scrive così: [17]-
la chiesa di fronte è sospensata su cinque collonne di legno aiuta che non cada
il terreno che minaccia ruina si spera però di commodarsi nella seguente
primavera, adesso non si puote per il vicino inverno -
Ma non solo la chiesa nuova era
parzialmente rovinata, anche le campane del torrione avevano subito dei danni
tanto che una delle due era caduta e ciò impediva ogni azione: “
due campane, una grande e l’altra piccola su la torre precipitata dalla
(neve?) di modo che le campane non si suonano, si principia però a condurre
(materiali?) per agiustarla”.
Sul
finire del XIX sec. si citano quattro campane presenti sul torrione principale
e non più due[18]
. Con l’avanzare del tempo, si avvertì l’esigenza di un rinnovamento. Le nuove
campane introdotte vennero fuse “nei
latifondi Dall’Ara ma apparvero da subito un po’ difettose. La maggiore si
ruppe immediatamente. Si addebita il difetto alle difficoltà trovate dai
fonditori per realizzare i dipinti delle medesime, dovendo lavorare
scomodamente e fuori di posto. Si menziona inoltre la campana piccola che
ancora si trova nel vecchio campanile. Nel
1877 si riparò l’orologio del campanile principale e si acquistò a Castelvetro
(dall’orologiaio Orlandi) l’orologio per il piccolo.” [19]
Notizie
di importanti innovazioni investono gli anni dal 1922 al 1939, seguiranno
lavori di riparazione e d’interventi strutturali.[20]
Nel
’22 si fece precaria la situazione in
cui versava il campanile nuovo, a rischio di chiusura e quindi di sospensione
del suono delle campane. L’incavallatura delle stesse, essendo insufficiente,
scaricava le spinte dovute alle oscillazioni orizzontalmente sui muri senza
legamenti solidi per il trave, creando crepe longitudinali ai muri est-ovest e
soprattutto in alto. Inoltre il pancone di sostegno delle campane era
infradiciato e abbisognava di rinnovo. La mancanza delle finestre dovuto al
logorio delle intemperie aveva reso fragili i materiali.
Coi
contributi del Comune, unitamente alle offerte del popolo, si potè procedere
alle varie fasi di ristrutturazione, si spese in totale circa 1700 lire, senza
tener conto della mano d’opera gratuita prestata generosamente come sempre dal
popolo.[21]
Un’altra
notizia storica, relativa alla torre campanaria, risale agli anni della
2°guerra mondiale.
A
solo una ventina di chilometri da Montombraro passava la linea gotica, il
territorio di Zocca era fortemente interessato da ogni più diretto scontro fra
gli alleati e i tedeschi.
Un
pesante bombardamento si abbattè su Montombraro il 20 febbraio 1945 ad opera
degli Alleati, distruggendo parte della chiesa nuova e della canonica, parte
del campanile principale, alcune case
attigue e polverizzando l’antico arco d’ingresso al castello. I morti furono
tre. Montombraro riparò i danni di guerra sempre col generoso aiuto dell’intera
Comunità.
Oggi,
questo torrione sopravvive insieme alle sue quattro campane, e rappresenta
insieme alla Chiesa, il simbolo religioso più alto del borgo di Montombraro.
CASA-TORRE “IL
MONTANARO”
Questa
Casa-torre è posta all’ingresso del paese per chi arriva da Ciano, ubicata su
un promontorio a balcone affacciato sull’intera pianura padana. Un contesto
bellissimo che permette alla vista di spaziare
verso il Nord raggiungendo un ragguardevole ed ampio spettro
d’osservazione. Una posizione strategica di controllo di tutto riguardo.
Proprietà
oggi della Famiglia Auregli, discendenti del famoso Capitano delle Milizie
Estensi, Ercole Aurelj vissuto fra il
XVI e il XVII sec. (1552-1639) [22] artefice della sua costruzione.
Personaggio
di spicco di Montombraro, lasciò un
quaderno di memorie manoscritte dove annotò parte della sua vita, con date e
avvenimenti importanti, rendendo storico questo particolare periodo connotato
da condizioni e situazioni abbastanza funeste e tormentate.
Egli
iniziò la costruzione del “Montanaro”
nel 1568. Non senza traversìe e grande
esborso di denari, la completò dopo il 1575.
“ L’anno 1568 del mese di Aprile diedi
principio alli Fondamenti della Torre a cava[23]
del Montanaro dove che non vi era principio ne fine ne cosa alcuna: E sempre
seguitò (sic) a farli fabricare e venni sino alla soglia del uscio; Morse poi
Vincenzio mio fratello, e la detta fabrica stette così sino all’anno Santo
1575, e poi seguitò inanzi detta Fabrica, e la fine sua mi costò dei denari
tanti. Daniele Segna e Domenico Segna stetero 18 giorni a cavare la terra
dentro li fondamenti a bolognini 4 il dì, Alli Segantini per segare i legnami
del coperchio bolognini 4 il dì, quelli che cavano il sabione 5 bolognini il
dì. La calcina valiva 24 bolognini la corba, e Battista Erbolani ne ha fatto un
fornello, e me ne ha dato 40 corbe a 24 bolognini per corba”. [24]
L’Aurelj
dice di aver costruito il Montanaro, lì dove non esisteva niente. E infatti,
anche oggi notando la sua ubicazione si può notare come l’edificio non faccia
effettivamente parte integrante del borgo, dista dal centro circa un
chilometro.
Questa
posizione, però, rese la casa-torre un
piccolo avamposto di vedetta alle porte del paese e la sua importanza
consisteva proprio in questo.
CASA-TORRE “Cà Sancio (o Sanchio) ”
foto archivio personale |
Situata fuori dal paese,
si affaccia come il “Montanaro”sul Nord, dista dal centro
ca. 3 km, è aggregata ad un agglomerato di altre case disposta sulla direttrice
di una via minore, denominata Via Arenata. Non si dispone di
ulteriori notizie su questa casa torre. Un riferimento storico lo
si ricava da una nota di uno studioso locale, Rolando
Balugani che citò nel suo libro questa Casa per
un avvenimento accaduto durante la 2^ guerra.
Il Balugani riporta Casa Sancio, come il rifugio provvisorio in cui riparò il capo storico della Resistenza
di Zocca, l’Ing. Zosimo Marinelli durante i terribili anni del nazifascismo 1943-44
.
Braccato
dai fascisti perché ritenuto responsabile della scomparsa del reggente del
fascio di Zocca certo Vincenzo Minelli, si rifugiò presso Casa Sancio, ove rimase solo per poche ore. Un mese dopo, il 27 gennaio
1944 , dopo un processo già deciso, venne fucilato insieme ad altri otto
antifascisti . [26]
“I figli dell' ing.
Zosimo Marinelli, fucilato a Bologna il 27 gennaio 1944, nella memoria redatta
dopo la fine della guerra (inserita nel mio libro 'Marinelli Apostolo della
Resistenza") affermano che il padre, nelle poche ore in cui si rifugiò
nell'abitazione della cognata, Berta Tonelli, a casa Sancio di Montombraro,
venne avvicinato da Matilde (Amarillide) Cassanelli, contadina del fratello
Cesare che, dopo averlo rassicurato circa le condizioni dei familiari, lo
avrebbe esortato ad andarsene perché correva il rischio di essere arrestato[27]
CASE -TORRI “I FONTANINI”
Si
tratta di un complesso anticamente fortificato posto ad 1 km ca.dal borgo di Montombraro.
Il
complesso, fondato nel 1400 sulle arenarie dell’Appennino modenese a 650 m. di
altitudine, é arricchito dalla presenza di fonti d’acqua che danno il nome alla
località e gode della vista sulle vette degli Appennini e della quiete dei
boschi di castagno.
Costituito
da strutture recentemente restaurate con attenzione per i dettagli
architettonici originali e decorate all’interno con mobili antichi e comfort
moderni, Borgo Fontanini offre alla vista una torre, una casa fortificata e una
casa-torre. [28]
Il nucleo dei Fontanini è senza dubbio tra quelli di maggiore
interesse storico ed architettonico dell'intero territorio di Zocca. Come
anzidetto, Il toponimo prende il nome dalla presenza di una sorgente di grande
portata.
Da uno schema elencativo delle acque pubbliche della Provincia di Modena risulta censita la sorgente “Fontanini”, così come segue: (vedi Min.Lavori Pubblici - Decreto 12 maggio 1993 –schema dell’ottavo elenco suppletivo delle acque pubbliche della Provincia di Modena – G.U. Serie Gen. 132 -08/06/1993).
1. 157 (n.ordine della sorgente)
2. Sorgente Fontanini (denominazione della sorgente)
3. Zocca (Comune di appartenenza)
4. Montecorone (frazione di appartenenza)
5. Fontanini (Località di ubicazione)
6. Torrente Samoggia (foce o sbocco)
7. Id. (limiti entro i quali si ritiene pubblica la sorgente)
Da uno schema elencativo delle acque pubbliche della Provincia di Modena risulta censita la sorgente “Fontanini”, così come segue: (vedi Min.Lavori Pubblici - Decreto 12 maggio 1993 –schema dell’ottavo elenco suppletivo delle acque pubbliche della Provincia di Modena – G.U. Serie Gen. 132 -08/06/1993).
1. 157 (n.ordine della sorgente)
2. Sorgente Fontanini (denominazione della sorgente)
3. Zocca (Comune di appartenenza)
4. Montecorone (frazione di appartenenza)
5. Fontanini (Località di ubicazione)
6. Torrente Samoggia (foce o sbocco)
7. Id. (limiti entro i quali si ritiene pubblica la sorgente)
Il suo punto di osservazione si rivolge a Ponente, verso il Sasso
di S.Andrea, Montecorone, sino al paese di Roccamalatina.
I fontanini - (foto archivio personale 2017)
|
Al centro della corte un fabbricato,
nuovamente adibito ad abitazionedopo un accurato restauro, presentafinestre in arenaria
di notevole pregio artistico: al piano inferiore sono del tipo ad arco a sesto acuto, mentre al piano superiore sono architravate con cornice modanata a sguscio e raffinate decorazioni che ne permettono la datazione al pieno cinquecento.
nuovamente adibito ad abitazionedopo un accurato restauro, presentafinestre in arenaria
di notevole pregio artistico: al piano inferiore sono del tipo ad arco a sesto acuto, mentre al piano superiore sono architravate con cornice modanata a sguscio e raffinate decorazioni che ne permettono la datazione al pieno cinquecento.
Nella parete a monte di
quest'ultimo edificio
si segnala una balestriera in arenaria.
si segnala una balestriera in arenaria.
L'alta torre cinquecentesca che sovrasta
il nucleo è caratterizzata da un doppio ordine di aperture di colombaia e da un
raffinato soffittino di gronda costituito
da mattoni disposti in mensole a T e in corsi a denti di sega. Le finestre della torre, ora tamponate, sono poste unicamente sul lato che si affaccia sull'antica strada medievale e denotano chiaramente l'originaria destinazione abitativa della costruzione.[29]
raffinato soffittino di gronda costituito
da mattoni disposti in mensole a T e in corsi a denti di sega. Le finestre della torre, ora tamponate, sono poste unicamente sul lato che si affaccia sull'antica strada medievale e denotano chiaramente l'originaria destinazione abitativa della costruzione.[29]
Proprio dagli appunti manoscritti del
Capitano Ercole Auregli sappiamo che gli abitanti dei Fontanini scamparono al terribile morbo della peste bubbonica
del
1630, la famosa peste manzoniana. Il loro
isolamento dal borgo, in tal caso,
salvò la vita di quelle famiglie. Montombraro invece fu letteralmente
decimata dalla peste, morirono circa i due terzi della popolazione e fu tra i
paesi più colpiti del nostro Appennino.
NDA:
Articolo pubblicato anche
su : www.academia.edu
link : https://www.academia.edu/34344813/LE_CASE-TORRI_DI_MONTOMBRARO
link : https://www.academia.edu/34344813/LE_CASE-TORRI_DI_MONTOMBRARO
[1] Enciclopedia Treccani (web)
[3] Il termine latino pagus fa parte del lessico amministrativo romano e stava ad
indicare una circoscrizione territoriale rurale (cioè al di fuori dei confini
della città), di origine preromana e poi romana, accentrata su luoghi di
culto locale pagano prima e cristiano poi. (da https://it.wikipedia.org/wiki/Pagus)
[4] liberamente tratto da : Le chiese di collina. Un
paesaggio dell’Architettura – G.Gresleri –pag.57,58,59- articolo inserito in “ Il
territorio montano della diocesi di Bologna. Identità e presenza della Chiesa-
urbanistica, sociodemografia, edifici di culto e pastorale nel paesaggio di
un’area collinare e montana” a cura di C.Manenti – Ed.Alinea
All. C1.4 (R) Il sistema
insediativo dell’architettura rurale -redazione a cura di Simona Devoti- Elena
Fantini con la collaborazione di Nadia Losi Testo predisposto sulla base dei
contenuti dell’Elaborato R17 PTCP 2000, “Insediamenti storici ed ambiti di
interesse storico-testimoniale”:G. Bergonzi – L. Modafferi – G. Volpe, “Il
sistema insediativo dell’architettura rurale piacentina”, Dicembre 1997
[7] Cesare Campori - Notizie
storiche del Frignano- Opera
postuma, Modena, Tipografia Legale, 1886
[8] testimonianza
dal libro dei nati di Ciano, del parroco D. Camillo Sabatini. – vedi G. Pantanelli - Memorie del Cap. Ercole Auregli di Montombraro - Modena, 1900
[9] vedi “Dizionario
topografico-storico degli Stati Estensi”
– G. Tiraboschi – tomo II - MO, pag. 87.
[10] Informazione
sopra lo Stato materiale e formale della Chiesa Parrocchiale di Mont’Ombraro- anno
1792 – cap. X - compilata dal parroco Don Girolamo Bartolotti – (Archivio
parrocchiale Montombraro)
[11] ibidem- nota 10 - Si cita dapprima la campana
contenuta nel campanile della chiesa vecchia e non nella torre campanaria
principale. nel 1792 esistevano ed esistono tutt’oggi due torri; il campanile
vecchio, descritto in questa nota e la torre campanaria ex vestigia di una
delle antiche torri castellane annessa alla chiesa nuova.
[12] ibidem – nota 10 – si cita la torre campanaria
principale.
[13] “MENTEM SANCTAM
SPONTANEAM HONOREM LIBERATIONEM” anno del Signore 1588 –
traduzione: Mente Santa e genuina, onore
a Dio, e Patria ibera, intesi come concetti fondamentali della coscienza umana.
[14] Vitalis della
“Valsassina”, probabile traduzione di Valzasina. Ritengo si tratti di un
maestro comacino della Valsassina ad aver realizzato nel 1475 questa campana
minore. I maestri comacini, di estrazione lombarda erano corporazioni di
artigiani specializzati. Costruttori, muratori, stuccatori, fabbri ed artisti,
raggruppati in una corporazione di imprese itineranti, attive fin dal VII-VIII
secolo nella zona tra il Comasco, il Canton Ticino e in generale la Lombardia.
Questi artigiani si spostavano molto e la loro opera è documentata sin agli
inizi del IX secolo su tutte le Prealpi, nella Pianura_Padana/Canton_Ticino/
Lazio/Marche/Umbria. Alcuni di loro si spinsero a lavorare fino in Germania/Danimarca/Svezia.
La tradizione comacina si diffuse a partire dal 1300 in gran parte dell’Appennino Tosco-Emiliano.
[15] Il tempio romano di Montombraro –
T.Gorrieri - art. pag. 121 - ed.Fiorino-Mo-2017
[16] Il 1739-40 fu
un inverno terribile, uno degli inverni più rigidi degli ultimi tre secoli:
[17] Inventario
beni mobili e immobili della chiesa al 1740 (D.Sigismondo Corsi) –
Archivio parrocchiale Montombraro
[18] Inventario dei beni dal 1870 al 1896 – Dossier XIX –
Archivio parrocchiale Montombraro
[19] Il tempio
romano di Montombraro – T.Gorrieri - art. pag. 150 - ed.Fiorino-Mo-2017
[20] Dossier XV -
Archivio parrocchiale Montombraro
[21]
Il tempio romano di Montombraro –
T.Gorrieri - art. pag. 152 - ed.Fiorino-Mo-2017
[22] Fu sergente maggiore e poi luogotenente nelle truppe
del duca Cesare d’Este, quindi capitano dei comuni di Montombraro Missano e
Samone .
[23] mucchio cavo, costruzione cava, torre cava, a causa della figura
turrita del suo esterno, fatta per accumulo di grossi massi, e per la cavità
cupoliforme dell'interno.
[24] G.Pantanelli - Memorie
del Cap. Ercole Auregli di Montombraro - Modena, 1900
[25] vedi articolo P.Messori – G.Dotti Messori - “ Linfluenza
feudale sugli insediamenti umani nell’alta valle del Panaro” pag.133 in “L’alta valle del Panaro” vol. II -
Modena – Aedes Muratoriana 1981
[26] R.Balugani – “Marinelli, apostolo della Resistenza” –
articolo su : http://ricerca.gelocal.it/gazzettadimodena/archivio/gazzettadimodena/2006/10/16/DT1PO_DT101.html
[27] ibidem
[28] http://borgofontanini.it/
(oggi questo complesso è stato adibito a servizi di agriturismo)
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